MARSAGLIA – IL COMUNE

Il toponimo è citato da qualche studioso come “Marzalia”, cioè ‘tratto di campagna solito a essere seminato a grano, di marzo’, ma qualcun altro preferisce ricollegarlo a “marcida”, con il significato di ‘acquitrini’, dall’aggettivo MARCIDUS. Fu dapprima possedimento di Bonifacio del Vasto, poi pervenne per eredità al marchese di Clavesana e, nel 1299 ai marchesi di Saluzzo. Subì parecchi assedi tra cui quello di Francesco Sforza che con le truppe del Ducato di Milano stava combattendo contro il marchese di Monferrato.

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MONUMENTI

Castello
Il castello domina l’abitato e ha le caratteristiche di una dimora cinquecentesca sia pure con una struttura di base tardo medioevale. E l’aspetto che gli diedero, nel 1560, i Pensa di Mondovì. Anche Marsaglia fu coinvolta nelle vicende belliche della zona, tra cui non mancarono i Saraceni. Il paese fu feudo di un figlio di Bonifacio del Vasto, Ugone di Clavesana, e da questa famiglia il castello fu, nel 1299, venduto ai Saluzzo, ai quali ritornerà nel 1346, dopo una breve dominazione del Marchese di Monferrato. Subì parecchi danni durante un assedio da parte delle truppe di Francesco Sforza. Fece poi parte della dote di Margherita, figlia dei Marchese di Saluzzo, che andò sposa al conte Sanseverino d’Aragona, nei 1490. Venduto, fu acquistato dai Vistarini e, in seguito, dalla famiglia dei Pensa di Mondovì, che provvidero a conferirgli l’aspetto attuale.

Parrocchiale di Sant’Eusebio
Risalente al 1751, che riserva motivi di interesse in particolare all’interno, molto ampio e luminoso. Oltre all’altare maggiore, in stile barocco, da notare gli altari laterali che conservano alcuni quadri di particolare pregio. Interessante è pure la presenza di stemmi nobiliari in diversi arredi.

Cappella della Confraternità della Consolata
Ospitava un pregevole un dipinto della prima metà del 1400, attribuito all’artista piemontese Rufino d’Alessandria, attualmente conservato nel municipio Si tratta di un importante trittico con raffigurata la Madonna in trono con il Bambino e ai lati San Giovanni Battista, Sant’Antonio Abate, San Giovanni Evangelista e Santa Caterina.

Cappella di San Ponzio
L’edificio originario risalente all’XI-XII secolo, con bella abside romanica, consiste di una corta navata delimitata da due semplici pilastrini e coperta da un tetto a capanna di cui restano le tracce della trabeazione.
Le pareti di questa semplice struttura vennero decorate nella seconda metà del XV secolo con un ciclo di affreschi firmati da Segurano Cigna.
Nel XVII secolo la struttura venne ampliata e dotata di due volte. Il tetto, crollato nel 1976, fu ricostruito nel 1981. Dopo il restauro la chiesa è stata riaperta al pubblico il 18 settembre 2010.
Nell’interno, al centro del catino, è raffigurato il Cristo Pantocratore in mandorla con in mano un cartiglio su cui è leggibile “Ego sum veritas et vita”. Al lati i simboli ci sono i quattro evangelisti.
Sotto sono rappresentati i dodici apostoli in piedi con in mano ciascuno un cartiglio che riporta un versetto del Credo, composto da loro su ispirazione dello Spirito Santo.
Al centro è raffigurato San Ponzio, in abito quattrocentesco con lo stendardo della Legione Tebea a cui apparteneva. La sua immagine in piedi occupava lo spazio della monofora centrale che era stata chiusa e intonacata.
Sopra le altre monofore, a sinistra il cartiglio che riporta la firma del pittore Segurano de Monteregalis, e a destra lo stemma dei marchesi di Saluzzo, a cui apparteneva Marsaglia.
In basso è dipinto uno splendido panneggio appeso con anelli a un reggitenda in legno.
Nel passaggio dall’abside all’arco trionfale sei profeti dell’Antico Testamento: a destra Davide, con in mano la cetra, e Salomone, in basso il profeta Natan, che annunciò a Davide una discendenza messianica; a sinistra altri tre profeti fra cui è riconoscibile solo Geremia.
Sull’arco di trionfo è rappresentata l’Annunciazione: a sinistra l’angelo e a destra la Vergine intenta a leggere, sulla quale converge un raggio di luce che si diparte da Dio Padre assiso nella mandorla ritratto sulla cuspide del timpano. A metà strada è visibile nella mandorla un Gesù Bambino con in braccio una croce. Il pittore ha così rappresentato l’Incarnazione “per aurem”, tema presente anche a San Biagio a Mondovì.
In basso a sinistra è raffigurato Sant’Antonio, protettore delle malattie della pelle. Ai suoi piedi si intravvedono le zampe del porcellino e il fuoco acceso.
A fianco i resti di un San Francesco.

Cappella di San Rocco

Cappella Sant’ Antonio

Cappella San Bernardo

Cappella San Bartolomeo

EVENTI