PIOZZO – IL COMUNE

Il nome viene fatto risalire al gentilizio romano “Plotius”. A tale “Plotius” ed alla sua gente era stato-probabilmente- assegnato il sito su cui sorse il primo insediamento. Attestato in documenti medioevali quale “Plaucium” e”Plocius” diventerà successivamente, negli Statuti, “Plotij” – “Plocij”, per passare nella lingua locale a “Pioss” .
I numerosi reperti archeologici che vengono alla luce occasionalmente nella zona del Castelletto, in località San Michele, Verne e San Bobbo, testimoniano la presenza umana sin dal tardo periodo del ferro (IX° Sec A.C.)
Il territorio fu colonizzato dai Liguri-Bagienni che costruivano i loro “castellieri” in località elevate, facilmente difendibili e adatti alla sorveglianza e avevano il loro centro nella vicina Bennae che ai tempi di Augusto diverrà l’ importante Augusta Bagiennorum.
Liguri “capillati” li chiamavano i Romani perché portavano lunghi capelli neri sciolti sulle spalle e, alla maniera dei vicini Celti -con i quali si fusero, tra il III° ed il I° Sec. A.C.- indossavano “brachas” e mantelli di pecora. Di questo nuovo popolo Celto-Ligure restano numerosi influssi nel nostro linguaggio ed in vari toponimi.
Il paese entra ufficialmente nella storia nel 1041, anno in cui l’imperatore Arrigo III°, con un diploma, confermò al Vescovo di Asti la corte di Piozzo:“ Cortem Plaucium et Carrugo cum castris et cappellis et silvis et omnibus pertinentiis suis”, il quale a sua volta lo concedette ai “Piozzo”, suoi vassalli.
Durante il medioevo, gli abitanti dalla zona del Castelletto e dalle località del fondovalle, si raggrupparono nella Villa, luogo naturalmente più protetto per difendersi dalle escursioni barbare e saracene.
Nel gennaio del 1425 gli uomini di Piozzo e l’ allora il feudatario Giovanni Galeazzo dei Marchesi di Saluzzo firmarono gli Statuti che con le loro norme dettavano linee certe per il vivere civile, mentre prima i doveri ed i diritti della comunità erano lasciati al libero arbitrio del Signore.
I Saluzzo di Cardè detennero la signoria sul paese fino al 1493, anno in cui lo cedettero a Bernardino Govone, scudiere del principe Filippo di Savoia; poi ritornò ai Saluzzo di Cardè per passare nel 1638 al loro vassallo Goffredo Amedeo Vacca.
Nel 1686 i Vacca ottennero il titolo di conti, fino al 1749, quando l’ ultima discendentesposò il monregalese Prospero Antonio Faussone di Germagnano i cui discendenti restarono signori di Piozzo fino al XIX secolo.
Durante l’ ultimo conflitto mondiale il paese fu incendiato, per rappresaglia, dalle truppe tedesche: bruciarono oltre le case del concentrico, anche parte del castello ed il municipio con l’ archivio comunale, cancellando i documenti che potevano permettere la ricostruzione della storia del borgo.

Per maggiori informazioni su Piozzo
www.comune.piozzo.cn.it

MONUMENTI

CASTELLO
Il Castello, che si erge all’inizio del paese, fu costruito sul finire del XIV secolo dai Saluzzo-Cardè sul sito di un precedente mastio del X-XI secolo appartenente al vescovo di Asti, e fu oggetto nel 1494 di consistenti lavori che lo trasformarono in abitazione signorile. Nel 1638 feudo e castello passarono a Goffredo Amedeo Vacca, che sulle fondamenta della vecchia costruzione fece innalzare una sontuosa residenza. Anche i Faussone di Germagnano vi apportarono modifiche e rifacimenti che gli conferirono l’aspetto ancora oggi visibile, nonostante i danni dell’incendio del 1944.

CHIESA DEL SANTO SEPOLCRO
La cappella del Santo Sepolcro si erge lungo la vecchia strada che da Piozzo raggiunge il fondovalle. è la più antica chiesa del borgo e risulta già edificata nel 1041. Fu a lungo la chiesa parrocchiale fino a quando, nel 400 , ricostruirono il Castello e cinsero di mura la Villa, costruendo una chiesa parrocchiale dedicata a Santo Stefano. E’ uno tra gli esempi più belli di architettura romanica del monregalese. E’ costruita in pietra naturale, ravvivata da file di mattoni in cotto posti a spina di pesce e accompagnata da archetti pensili che seguono l’andamento del tetto. Verso il 1070 venne ampliata sia in lunghezza che in larghezza come testimoniano le tracce sulla facciata. Si pensa che in passato vi fosse anche un piccolo campanile e che l’abside sia stata ricostruita nel XIV secolo. Le pareti dell’abside sono dipinte con affreschi gotici del 1481 da Giovanni Mazzucco, il più illustre pittore monregalese dell’epoca, mentre l’interno è essenziale, con muri in pietra senza intonaco, pavimento in cotto su terra battuta e capriate a vista tranne nella zona absidale dove nel ‘700 venne eretta una volta a crociera.

CAPPELLA DI SAN BERNARDO
La cappella di San Bernardo, situata alla confluenza delle strade per Carrù e per Bene Vagienna, è uno dei più interessanti monumenti artistici in stile romanico del Monregalese. A pianta quadrata e di modeste dimensioni, fu costruita probabilmente alla fine del ‘300 sul basamento di una antica torre costruita intorno al Mille. La facciata fu edificata nel XVII secolo, il tetto è a capriate lignee mentre il presbiterio e l’abside, arricchiti dagli stupendi affreschi, sono rialzati rispetto alla struttura principale. La chiesa venne eretta ai margini della strada percorsa dai pellegrini diretti a Santiago di Compostela e dedicata a San Bernardo, assieme a San Giacomo uno dei protettori dei pellegrini.  L’interno è affrescato con pitture gotiche del ‘400 ad opera di Frater Henricus che assieme alla firma segnò la data di compimento, il 1451. Si tratta probabilmente di un domenicano che soggiornava in una cascina di proprietà dell’ordine in località Valle.

“La tecnica pittorica denuncia un temperamento meditativo, fine ed aristocratico, con l’uso di colori delicati ma vivaci. Fregi vegetali in ocra rossa fanno pensare che Frate Henricus fosse anche un miniatore. Infatti i contorni di queste figure sono delineati con sottili e nervosi tratti d’ocra e terra di Siena, così come usano fare i miniatori.”

CHIESA DI SAN BERNARDINO
La chiesa si erge, con le sue armoniche linee tardo barocche lungo la strada che scendeva verso il fondovalle. La struttura originaria, eretta nel XV secolo, doveva essere molto piccola in ricordo della predicazione che San Bernardino aveva fatto in queste zone. Sullo stesso sito nel 1774 furono intrapresi lavori di restauro che trasformarono radicalmente il sito, sede della confraternita dei Disciplinanti Bianchi. La chiesa ha pianta longitudinale con due cappelle laterali e cantoria in muratura che poggiava su due colonne. Il campanile era a pianta quadrata. Non più officiata rimase per molto tempo inutilizzata, fino agli inizi degli anni 70 quando ha ospitato temporaneamente una piccola industria tessile per poi diventare sala di riunioni e teatrino.


CHIESA PARROCCHIALE DI SANTO STEFANO
La chiesa parrocchiale fu eretta tra il 1685 e il 1701 su una preesistente piccolo edificio religioso. Il progetto fu opera dell’architetto libanese A.Fontana residente a Mondovì. Si presenta in stile barocco piemontese. L’armoniosa facciata è in cotto e pietra con il portale fittamente ornato da chiodi e un tempo racchiuso da una architettura dipinta, ora visibile solamente nella parte alta. Il campanile fu sopraelevato solo alla fine degli anni ’60. L’interno è ad una sola navata con quattro cappelle laterali arricchite da quadri e da sculture fra cui spicca un gruppo ligneo ispirato alla Madonna del Rosario del peso di 400 chili portato a spalla dai giovani del paese in occasione della processione. L’altare maggiore, formato da marmi policromi ed intarsiati è giudicato uno fra i più belli della diocesi di Mondovì e fu costruito a partire dal 1706 dallo scultore genovese Giuseppe Gagini e in seguito ultimato dai figli. Il coro in legno intarsiato è probabilmente opera del Belmonte a cui possono essere ascritte le altre opere lignee coeve.

PALAZZO MUNICIPALE
L’edificio, che si affaccia su piazza 5 luglio 1944,  è stato realizzato probabilmente a partire dal inizio del XVIII secolo ed è stato in seguito rimaneggiato. La piazza si compone di insediamenti risalenti ai secoli XIII e XV: una chiesa, case di abitazione privata ed elementi di fortificazione. Durante l’ultimo conflitto mondiale il paese fu incendiato  per rappresaglia dalle truppe tedesche le quali bruciarono anche parte del castello e del municipio, in particolare l’archivio comunale, proprio nella data da cui la piazza prende nome.
Nel palazzo comunale si conservano alcuni reperti, probabilmente pietre tombali e cippi commemorativi, che testimoniano l’occupazione romana del Castelletto. Uno di questi era stato fatto incidere da una madre per ricordare i suoi figli:  a Cassio, terzo figlio ( della tribù Camilia )al settimo all’ottava ed alla quarta la madre miserrima dedicò ai figli.

CHIESA DI SAN GIOVANNI DECOLLATO
L’edificio primitivo si ergeva nei secoli XI o XII presso la porta soprana della cinta muraria della Villa. Nel 1777 venne avviata una importante opera di rinnovamento e negli scantinati conserva tuttora i resti delle antiche strutture. Fu sede della Confraternita dei Battuti Neri. A pianta longitudinale con un’ unica navata, la chiesa ha due cappelle laterali. Le volte sono interamente affrescate con temi che si riallacciano al santuario dell’ Alba Rosa, mentre le cappelle laterali sono state affrescate nel 1934 da S.Morra. La cantoria poggia su due colonne in marmo ed è abbellita da una ringhiera di ferro. Nel presbiterio, sopra il coro in noce con tredici stalli, è posizionata la pala d’altare che rappresenta una adorazione della Madonna. Di quest’ultima è conservata una statua lignea per le processioni. Sulla facciata spiccano due affreschi del 1925 del pittore Morgari.

CHIESA DELLA MADONNINA
La chiesa venne edificata nel 1790 per proteggere e ‘dare maggior gloria’ ad una immagine della Madonna che la leggenda vuole avesse operato un miracolo di guarigione di una bambina azzoppata. L’immagine essendo legata ad una forte devozione popolare permise di ottenere il contributo di tutta la popolazione per il cantiere della chiesa. Nel 1828 l’immagine venne staccata dal muro e sistemata sull’altare della chiesa. L’interno è semplice: oltre all’altare maggiore sovrastato dall’edicola miracolosa ci sono due altari laterali, uno dedicato a San Rocco e l’altro alla Madonna del Rosario. La volta venne decorata dal pittore Albertelli nel 1861.

SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DELL’ALBA ROSA
Eretta sulle Rocche del Tanaro, la chiesero di Nostra Signora dell’Alba Rosa, a pianta ottagonale, volge la sua facciata al porto di Piozzo, Il Navetto, un tempo via di comunicazione importante per quest’area, tanto che qualcuno fa derivare il nome Piozzo da   che significa passaggio sul fiume. Potrebbe quindi essere stata edificata per invocare la protezione della vergine sul sottostante porto  e ne è testimonianza la pala d’altare che raffigura Madonna e Bambino che vegliano su navi in mare e su una città portuale. Si fa menzione della chiesa come Nostra Signora della Barozza già as partire dal 1582, mentre è incerto il nome dell’architetto che la rimaneggiò nel XVIII, tuttavia il periodo storico e lo stile particolare con cui sono stati effettuati i successivi lavori di marmoreggaitura delle colonne e delle lesene interne risentono degli influssi artistici dell’architetto monregalese Francesco Gallo.

CAPPELLA DI SAN BOBBO
Situata all’incrocio tra la strada vicinale delle Verne e quella del Castelletto, la chiesa è dedicata a San Bobbo, o Bovo, protettore de3gli armenti e invocato nelle epidemie animali. Non un martire della legione Tebea, ma un prode cavaliere di origini provenzali vissuto nel X secolo il quale combatti eroicamente contro i Saraceni. Eretta con ogni probabilità nel XI secolo si presenta a pianta longitudinale con un ampio pronao aggiunto in epoca successiva. La volta è a botte unghiata e la copertura a capanna. Nell’interno si possono ammirare un quadro di autore ignoto che raffigura la madonna con Sant’Antonio abate, anch’egli protettore degli animali e San Bobbo vestito da cavaliere medievale con alabarda e le insegne della famiglia Vacca, antica famiglia nobiliare del luogo che potrebbe indicare così il suo ruolo nell’intervento di rifacimento della cappella all’inizio del ‘600. Della antica cappella rimane, nascosto tra la volta e il tetto, una porzione di un pregevole affresco medievale con il Cristo in croce.

CHIESA DI SAN GRATO
La chiesa si trova al bivio tra la strada comunale di Bene Vagienna e la provinciale Piozzo- Lequio Tanaro e fù edificata nel 1887 da un ricco agricoltore del posto, Giovanni Boffa. Fin dal XIII secolo esisteva dall’altro lato della strada una cappella dedicata a San Grato, troppo piccola per contenere i 400 abitanti della frazione. La nuova chiesa a pianta longitudinale, ad una navata con due cappelle laterali, venne edificata su progetto dell’allora sindaco, il geometra Ricotti.
La chiesa è sobria con un interno intonacato ma privo di affreschi, mentre è invece arricchita da numerose opere scultoree del monregalese Sciolli. Sull’altare troneggia la statua di San Grato, patrono degli agricoltori che si rivolgono a lui per essere protetti dal maltempo.

CAPPELLA DI SAN PIO V E SAN BARTOLOMEO

CHIESA DI SANTA MARIA BIANCA

EVENTI

Fiera della zucca
Quattrocentocinquanta varietà di zucche esposte su carri antichi e in una mostra tecnico-scientifica.
Degustazione di piatti tipici, dolci e salati alla zucca
Fine settembre

Per maggiori informazioni sulla fiera
www.prolocopiozzo.it