TERRENO – Bottega del vino Dolcetto di Dogliani

TERRENO E VIGNETO
Delle piante di vite che si susseguono ritmicamente in filari ordinati noi vediamo solo la parte aerea, i tralci e le foglie che si sviluppano verso il cielo, il ceppo e la corteccia che già sembrano avvicinarci alla terra, ma in realtà molta dell’esistenza della pianta si svolge nel sottosuolo.
Ben lontano dall’essere un semplice supporto inanimato, la terra nella sua composizione, nella qualità dei suoi minerali, nella sua capacità di raffreddarsi e riscaldarsi, nella ricchezza dei microrganismi, costituisce il luogo dove la vite affonda le sue radici, anche per molti metri, e determina gran parte del suo carattere. In terreni con componenti diversi la vite reagirà agronomicamente e organoletticamente in modi diversi.

Il 70 per cento delle radici di vite lavora entro una profondità di 50 centimetri e quindi questa parte di terreno e è quello che maggiormente determina la qualità dell’uva. Naturalmente il ceppo di una certa età è in grado di esplorare il terreno a maggior profondità e quindi di mettere in luce le caratteristiche degli strati più profondi con una maggior complessità del vino che ne deriva. Il Dolcetto, sensibile ad ogni elemento che compone la sua esistenza, lo è a maggior ragione nei confronti del suolo. Pochi sono i terreni in cui riesce a trovarsi in equilibrio, molti invece quelli dove, poche settimane prima della maturazione gli acini, cominciano a cadere a terra per eccesso di umidità o costipazione.
terreno e vigneto
In terreni a prevalenza sabbiosa, non frequenti nella zona, il Dolcetto germoglierà prima, grazie al riscaldamento delle radici, ma risentirà anche più di altri terreni il raffreddamento causato da piogge primaverili o, peggio, tardo estive. I vini su di esso prodotti saranno ben colorati e dotati di un patrimonio aromatico maggiore, con tannini a volte un po’ aggressivi.
terreni sabbiosi
Su terreni limoso-argillosi, che rappresentano la tipologia prevalente, il volano termico rappresentato dallo strato di terreno fine determinerà un risveglio vegetativo meno veloce, ma anche una reazione radicale negativa alle avversità climatiche più lenta per cui il raffreddamento e il riscaldamento saranno graduali e le temperature della terra più costanti.
terreni limo-argillosi
Un Dolcetto su terra rossa molto argillosa e ricca sarà più vigoroso rispetto ad un terreno argilloso di colore chiaro, generalmente molto meno profondo, e sarà a rischio maturazione e colatura. Per evitare questo nei vigneti vecchi gli anziani piantavano al posto del Dolcetto il Barbera, più adatto a questa condizione pedologica.
terreni argillosi
Dogliani ha la rara fortuna di poter offrire terreni ideali allo sviluppo del Dolcetto. Sono terreni calcarei a reazione alcalina-subalcalina, con strati argilloso-limosi alternati a strati sabbiosi che, a seconda delle zone contengono più o meno ossidi di ferro, più o meno carbonati di calcio, elementi che hanno un effetto immediato e caratterizzante sulla produzione dell’uva.
terreni calcarei

GEOLOGIA
La terra inoltre racconta una storia che riporta alle origini e alla formazione dei luoghi in cui viviamo, un origine che è anche essa determinante per il carattere dell’uva. La geologia di una denominazione ci spiega non solo le componenti del suolo, le quantità di sabbia, limo, argilla, di ferro o di calcio, ma anche la sua orografia e giacitura, il modo in cui si sono formate le colline e la loro disposizione.
Nelle Langhe, ad esempio, dove ora è vigneto un tempo era mare.

Le colline delle Langhe sono formate dagli innalzamenti di fondali marini. Questi innalzamenti hanno avuto inizio 50 milioni di anni fa, all'inizio dell'epoca terziaria a seguito dei movimenti della placca africana, movimenti che hanno creato il susseguirsi di aperture e chiusure di mari e di affioramenti di terre, Ma l'emersione definitiva delle colline delle Langhe risale a 15 miloni di anni fa a seguito dei movimenti tettonici legati alla nascita della catena appenninica che sollevarono ed inclinarono verso Nord-Ovest gli antichi sedimenti stratificati del fondale. Questi sedimenti verranno poi erosi dalle acque di superficie che ne determineranno l'attuale conformazione.
IL FONDO DI UN ANTICO MARE
Queste terre hanno la loro origine da stratificazioni di arenarie e marne, derivate dal deposito di correnti torbide sulla piana del fondo del bacino marino delle langhe, il cosiddetto bacino terziario piemontese. A queste si sono sovrapposti depositi alluvionali del quaternario che si presentano come macchie di leopardo di terreno argilloso, distribuite qua e là sulle colline. Queste macchie derivano da formazioni più recenti e non ancora del tutto dilavate ed erose, la cui profondità può variare soprattutto in relazione all'esposizione ed all'inclinazione del terreno. Il Doglianese è situato sul margine occidentale delle Langhe ed è una zona di demarcazione geologica, dove è molto evidente questa disposizione di innalzamento di versanti scoscesi verso sud est e declivi più dolci verso nord ovest risultato del movimento di innalzamento dei suoli chiari, con presenza in qualche caso di strati di arenarie frammisti a suoli più marcatamente argillosi.
IL BACINO TERZIARIO PIEMONTESE
Erosioni sui bricchi portano in superficie strati di fondale detto "tuv" cioè tufi, più o meno induriti e di colore blu, a manifestarne la natura asfittica. Questi non sono da confondere con altri tufi presenti in altre zone viticole italiane, per lo più di natura vulcanica; mentre le pareti che strapiombano sui torrenti mostrano i profili geologici di terreni di sedimentazione formatisi in mare.
TUFI E PROFILI DI SEDIMENTAZIONE
Oltre ai movimenti tettonici di innalzamento dei suoli, i fattori principali che hanno modellato il paesaggio, portandolo all'attuale conformazione sono stati il lavoro di erosione compiuto dal fiume Rea e dai piccoli ruscelli suoi affluenti con carattere stagionale che hanno determinato l'approfondimento delle valli e la formazione di alcuni coni di deiezione (verso Farigliano). Ma la maggior influenza è stata quella esercitata dal Tanaro, che fino a 100.000 anni fa aveva un percorso diverso e diretto a nord. A seguito dell'azione di erosione svolta dai piccoli corsi d'acqua il Tanaro viene infatti 'catturato' nel letto di scorrimento di uno di questi torrenti cambiando corso dirigendosi a nord est verso Alessandria con un abbassamento di livello di base del suo letto di scorrimento che ne accentuerà la velocità e quindi l'azione di erosione sulle colline confinanti con il suo bacino. Da qui hanno origine i calanchi che caratterizzano il territorio di Dogliani.
L’AZIONE EROSIVA DEL TANARO
Nelle zone di produzione del dolcetto sono presenti quindi terreni formatisi durante il Miocene e risalenti ai piani geologici denominati Tortoniano, Serravalliano e Langhiano. Si tratta della FORMAZIONE DI LEQUIO, diffusa soprattutto alla destra del Rea e composta di sabbia, talora arenaria giallo rossastra, spesso con laminazione parallela e ondulata, in strati dai 10 ai 50 centimetri con impronte di corrente a cui si alternano aritmicamente marne siltose grigie in strati da 5 a 40 centimetri, capace di dare vini strutturati e longevi. Accanto a questa, in molti comuni alla sinistra del Rea troviamo invece la FORMAZIONE DI MURAZZANO caratterizzata da marne grigio cenere più antiche e associate a vini di grande finezza nei profumi e nella componente tannica.
LE FORMAZIONI GEOLOGICHE